|               Palazzo 
              di Vittorio Buonaparte, lo sviluppo della facciata ad intonaco "Una 
              costruzione risalente alla XVI secolo, interamente affacciata su 
              piazza Buonaparte, medievale "piazza del ponticello", 
              sede per secoli del mercato settimanale, chiamata popolarmente anche 
              "piazza dei polli". Fu costruita nella prima metà 
              del Cinquecento sull'area dove nel 1396 vennero demolite e incendiate 
              le case delle famiglia Mangiadori. L'opera fu commissionata da Vittorio 
              Buonaparte a Filippo di Baccio d'Agnolo. Già sede del Tribunale 
              di prima istanza, è una delle più interessanti costruzioni 
              del secolo XVI a San Miniato: presenta grandiose proporzioni e linee 
              pure, con porte e finestre decorate a bozze di pietra e cornici."(1) Si tratta visibilmente di un palazzo prestigioso del Cinquecento 
              con un inconsueto sviluppo orizzontale con intonaco e pietra serena 
              che diviene qui quinta scenica dello spazio urbano. Una fronte di 
              considerevoli dimensioni sia in pianta che nell'impaginato che arriva 
              a dieci assi finestre distese in lunghezza 
              sul lato sud di piazza.  
                          Il prospetto 
              è canonicamente suddiviso in tre parti - secondo lo schema dei palazzi 
              sanminiatesi - con cornici marcapiano e un ultimo piano di servizio. 
              Si tratta di una pagina muraria interamente ad intonaco secondo 
              il repertorio fiorentino dei palazzo "repubblicani" alla Baccio 
              d'Agnolo, caratterizzato dalla bicromia d'intonaco e pietra serena. 
              (Lbc)  
 "Tra 
              tutti i palazzi rinascimentali di S. Miniato il solo palazzo Grifoni 
              sembra essere stato edificato ex novo, in parte sull'area di due 
              case trecentesche, in parte sul terreno occupato dall mura del forte 
              di ser Ridolfo. Con la demolizione oltre la demolizione oltre al 
              perimetro difensivo si veniva ad interrompere il vecchio camminamento, 
              addossato al forte nel suo tracciato rettangolo concliuso di fronte 
              alla porta. Anche l'esame delle strutture interne ed esterne, la 
              distribuzione degli spazi sia planimetrica che in alzato, escludono 
              che nel palazzo siano state utilizzate delle case preeeistenti. 
              nel palazzo Formichini, ora Cassa di Risparmio, sono state invece 
              certamente utilizzate le strutture delle case medievali, le cui 
              tracce rieffiorano sia nell'irregolare planimetria che in certi 
              tratti del paramento murario prospicente a valle. Il palazzo Piccolo 
              (già Franchini, poi Sanminiati e Pazzi e indicato nelle schede 
              degli edilizi monumentali di San Miniato del 1897 come Salvadori) 
              rivela nelle proporzioni della planimetria l'adeguamento ad una 
              cellula della tipica e frazionata suddivisione fondiaria medievale." 
               
 "Del 
              resto i Franchini erano accasati nel terziere di Fuor di porta fin 
              dal 1318, probabilmente in una casa della stessa area. Il palazzetto 
              del Campana, o Roffia, divenuto poi sede della Misericordia, è 
              stato ricostruito nel XVI secolo sull'area ove "quei Roffia" 
              erano accasati fino dal 1318. Sono ancora individuabili in planimetria 
              gli spessi muraglioni divisori dei lotti medievali. Il palazzo 
              Buonaparte, poi del Tribunale ed ora Rosati, una delle più 
              belle costruzioni del XVI secolo in San Miniato, fu costruito 
              sull'area dove nel 1396 vennero demolite ed incendiate le case 
              dei Mangiadori vicine alla vecchia residenza in cui la famiglia 
              Buonaparte era insediata fino dal 1318 e di cui sono ancora visibili 
              le strutture. Questa sere di costruzioni del XVI secolo non attesta 
              dunque una qualche modifica del contesto urbanistico che restava 
              inalterato nel suo schema planimetrico con la solo eccezzion del 
              palazzo di Ugolino Grifoni."  Cristiani 
              Testi M.L., 
              "San Miniato al Tedesco : Saggio di storia urbanistica e architettonica, 
              Firenze 
              1967. 
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