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            "Pieve 
              protoromanica di Corazzano 
               
             
              La 
              frazione di Corazzano appartiene al Comune di San Miniato da cui 
              dista 9 chilometri, in provincia di Pisa, in Toscana, nota per l'antica 
              Pieve di San Giovanni, che un tempo dava il nome alla località. 
              La Pieve di S. Giovanni Battista è situata sulla destra del torrente 
              Egola, lungo la strada per Montaione, Già edificata nel VIII - IX 
              secolo in prossimità della via francigena, l'attuale edificio risale 
              al XII secolo. Dal 1491 la Pieve fu incorporata nel capitolo della 
              Metropolitana di Firenze e poi i suoi beni passarono sotto il patronato 
              fiorentino.  
              
            "Corazzano 
              (già Quaratiana) in Val d'Evola. Casolare con antica pieve (S. Giovanni) 
              nella Coni. Giurisdizione Dioc. e circa 5 miglia a ovest di Sanminiato. 
              Esiste sulla ripa destra della fiumana Evola lungo la strada provinciale 
              che da Sanminiato guida a Muntajone. È in Corazzano una delle più 
              vetuste pievi della Diocesi di Lucca, della quale si riscontrano 
              memorie sino dal secolo Vili. Nel luogo di Corazzano (Quaratiana) 
              risiedeva nell'anno 793 un gastaldo per conto del vescovo e della 
              mensa di S. Martino di Lucca. I beni e tributi di questa pieve nei 
              primi secoli dopo il mille furono in gran parte concessi dai vescovi 
              lucchesi ai conti della Gherardesca, cui appartenevano quei conti 
              Ugo e Tedice, il primo avo, e il secondo genitore di un' altro Ugo 
              giuniore, il quale ultimo conte, nel 1109 ai 18 selt., promise di 
              rilasciare libere a Rangcrio vescovo di Lucca le decime che percepiva 
              nel piviere di Qua alzana.. La pieve di Corazzano nel secolo XI 
              era matrice delle seguenti dodici chiese: S. Vito di Colle-galli 
              e S. Michele al Coltello; S. Paulo di Collegalli; S. Giusto di Monte-Odori 
              ; S. Lucia di Cusignano»; SS. Pietro e Paolo di Valconevisi (Balconevisi); 
              SS. Cristofano e Jacopo di Scopeto ; S. Jacopo di Colle; S. Andrea 
              di Cor liana; S. Germano di Mariolo ; S. Lorenzo di Casate ; S. 
              Gregorio e S. Michele di Caselle. Allorché il piviere di Corazzano 
              fu assegnato alla diocesi di Sanininiato (anno 1622) le filiali 
              dello stesso piviere erano ridotte a sole 5 tuttora esistenti, cioè: 
              1. S. Pietro di Balconevisi con l'annesso di S. Jacopo di Scopeto; 
              2. SS. Vito e Modesto di Collegalli; 3. S. Andrea di Cornano; 4. 
              S.Lucia di Casigliano ; 5. S. Germano di Moriolo. La pieve di Corazzano 
              é da gran tempo di padronato del capitolo della Metropolitana di 
              Firenze; ond'è che molti di quei canonici ottennero in benefizio 
              cotesta chiesa plebana Essa conta 1 o 5 abitanti. " Emanuele 
              Repetti, DIZIONARIO GEOGRAFICO FISICO STORICO DELLA TOSCANA, 
              Firenze, 1833 
              
            "Questa 
              pieve protoromanica in laterizio, dichiarata monumento nazionale 
              nel 1899, è menzionata in un documento già dal 892 d.C. , probabilmente 
              l'edifico in origine era in pietra alberese, du cui i resti nella 
              parte basamentale del campanile e abside, successivamente a seguito 
              delle ricostruzioni a causa di eventi sisimci fu riorganizzata e 
              riedificata in cotto alla fine del XII. L'attuale edificio è a croce 
              latina con un'unica navata ad aula absidata. Presenta una facciata 
              incorniciata da due lesene angolari e ravvivata dall'inserimento 
              di alcuni reperti in marmo e di un frammento di epigrafe di età 
              romana. Il portale è sormontato da un arco a tutto sesto. Sul lato 
              sinistro si alza il massiccio campanile con coronamento merlato. 
              All'interno si conservano un pulpito in legno del XVI secolo, e 
              un fonte battesimale, proveniente dall'antica chiesa di Barbinaia; 
              sulla parete destra rimangono tracce di un affresco trecentesco 
              raffigurante la Madonna con Bambino, attribuito alla scuola del 
              pittore Cenni di Francesco di ser Cenni."  
              
            "Da 
              qui, l’ipotesi che il primo nucleo delle pievi romaniche trovi origine, 
              anche per la sua posizione all’interno della morfologia collinare, 
              in ambito dei pagus romani, ovvero in quelle unità amministrativo-territoriali 
              rurali. Il luogo di questo piccolo centro (pieve di fabbrica), oggi 
              è identificabile con il sito dove sussiste l’odierna Molino d’Egola, 
              ai piedi del colle di Cigoli, in posizione pianeggiante. Attualmente 
              l'edificio, in stato di abbandono, viene riutilizzato negli anni 
              come abitazione. Fino agli anni '60 era presente anche il rudere 
              delle torre campanaria, demolita a seguito di alcuni lavori edili. 
              Nel 2005, scavi archeologici nei pressi dell'area delle pieve di 
              San Saturnino hanno riconosciuto in alcuni reperti quello che rimane 
              di due distinte abitazioni del piccolo villaggio di Fabbrica, la 
              cui decadenza è databile intorno al XIV secolo". 
              (Testo di Francesco Fiumalbi - Smartarc.)  
              
            "A 
              chi attraversi, anche soltanto in passaggio 
              affrettato il territorio corrispondente ai confini stabiliti per 
              la diocesi di fondazione seicentesca, e cioè quella ampia 
              porzione della regione compresa tra le valli dell'Arno e dei suoi 
              principali affluenti - Era, Elsa, Egola - non può non risultare 
              evidente un carattere un carattere che si mantiene costante lungo 
              il percorso, sia nelle campagne che nei borghi. E cioè la 
              fitta orditura di costruzioni in mattoni, che spiccano nelle varie 
              tonalità vermiglie e rosate sul verde dell'ambiente naturale 
              circostante. Il dato paesaggistico ha, come è comprensibile, 
              caratteri propriamente storici, che sono riconducibili ad una tradizione 
              costruttiva che si è venuta formando prevalentemente nella 
              seconda metà del XII, si è sviluppata sino a raggiungere 
              esiti altissimi nel corso del Duecento e del Trecento, e tuttavia 
              si è mantenuta e protratta fino in epoca moderna, per dire 
              per non dire fino ad oggi. La pratica edilizia in mattoni attraversa 
              quindi la storia degli insediamenti del territorio, segnandolo profondamente. 
              E il dato obiettivo è rintracciabile sia nelle prestigiose 
              costruzioni ecclesiali che negli edifici civili, siano essi luoghi 
              di rappresentanza pubblica che singole abitazioni" 
            (Il 
              paesaggio storico dell'architettura in laterizi, in Tesori medievali 
              nel territorio di S. Miniato, 1998, Pacini Editore) 
              
            "Il 
              romanico in laterizio: i bacini ceramici. Si 
              deve alla Cristiani Testi l'aver esaminato per prima - e ormai trentanni 
              fa - i caratteri dell'architettura e urbanistica del capoluogo, 
              con un analisi attenta anche delle costruzioni religiose a suo avviso 
              riconducibili al duomo di S. Genesio, comunque relate al panorama 
              complessivo dell'edilizia sanminiatese: tesi peraltro già delineata 
              con esempi pertinenti da Mario Salmi. Com'è noto la studiosa giungeva 
              ad individuare il radicale lombardo per quel filone costituito in 
              laterizi, e a rapportarlo cosi al gruppo di edifici disseminati 
              lungo la via Francigena nel suo tratto meridionale propriamente 
              valdelsano ...La nuova corrente locale dell'architettura 
              in cotto stabilisce, in tutta la sua specificità (che prima era 
              tutta cromatica), una cesura con la tradizione architettonica precedente, 
              che faceva riferimento alle tradizioni degli antichissimi, prestigiosi 
              edifici realizzati in pietra nelle città di Lucca e di Pisa e nei 
              loro contadi. Le nuove tecnologie tecnico- costruttive si saldano 
              in questo caso ad esiti formali nuovi per questo territorio, dando 
              luogo a piante differenziate dalla precedenti: si tratta infatti 
              quasi sempre di costruzioni di più ampie dimensioni rispetto 
              alle precedenti, ad aula unica e monoabsidate, oppure di chiaro 
              impianto basilicale" 
            (Il 
              paesaggio storico dell'architettura in laterizi, in Tesori medievali 
              nel territorio di S. Miniato, 1998, Pacini Editore) 
              
            (Tavv. 
              Pieve di Corazzano, Gucci Architetti associati) 
             
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