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S. Michele in Borgo - PI
S.Michele romanico del XIII sec.
Agosto 2011

Tav. Arch Massimo Carmassi

. -

S. Michele in Borgo, il progetto della discordia. Per i pisani: "la mattonaia".

La poetica dell'architettura italiana 'lingua morta' per la città di Pisa.

"Le case torri e il chiostro cinquecentesco raccolti intorno all'abside della chiesa di S. Michele in Borgo, risalente al XIII secolo, avevano subito notevoli distruzioni durante la seconda guerra mondiale. La Soprintendenza ai monumenti, in attuazione del piano di ricostruzione, decise poi di demolire gran parte delle strutture pericolanti superstiti allo scopo di mettere in evidenza la suggestiva abside, rimasta occultata per secoli dai corpi edilizi prospicienti. Dopo una approfondita ricerca storico-archivistica sono state ottenute dai vari enti interessati le approvazioni necessarie per l'intervento. La soluzione adottata propone il completamento dei ruderi esistenti sul lato nord e sud dell'area e la costruzione ex-novo di un edifico lungo il lato est, in modo da ricucire la maglia urbana lacerata ed ottenere una nuova piazza di forma regolare, caratterizzata dal segno evidente dell'abside in pietra di S. Michele in Borgo che si contrappone alle omogenee cortine murarie dei nuovi inserti architettonici."

"La ricostruzione dell'area retrostante S.Michele in Borgo è uno dei maggiori tormentoni della città di Pisa. In termini temporali, l'opera, mai finita, supera di gran lunga il parcheggio di piazza Vittorio Emanuele, anche se essendo appartata, non ne ha lo stesso impatto sulla funzionalità e l'estetica cittadina. Si tratta di un opera emblematica della distanza che c'è, purtroppo, tra la visione degli architetti e quella dei cittadini Per gli architetti, e in particolare per il suo autore, Massimo Carmassi, si è trattato di un'opera di grande pregio culturale, quasi un'opera d'arte, meritevole di pubblicazione su di un gran numero di riviste di architettura ed anche materia di studio da parte di studenti. Per i cittadini, si tratta di una incomprensibile muraglia di mattoni, da cui il nome spontaneamente attribuitole di "mattonaia" passato ormai nell'uso comune dei giornali, che ha occultato la vista della facciata posteriore della chiesa e impedito la realizzazione di una potenziale piazza."

"Aquesto si dovrebbe aggiungere l'effetto di soffocamento che essa ha determinato sulla via degli Orafi, non solo per la vicinanza della costruzione alle case preesistenti (in realtà fu ripristinato l'allineamento delle case medievali distrutte dalla guerra) ma anche per il linguaggio architettonico prescelto consistente nell'eliminare "le finestre" e dunque nell'offrire sul vicolo solo una successione di masse murarie piene, le cui sconnessioni sono usate come aperture di illuminazione. Un progetto dei primi anni '80, in tutti i sensi, compreso quello del mancato controllo preventivo del suo costo. Risulta infatti che sia costato, in euro oltre 3 milioni di euro, che attualizzati sarebbero oltre 5 milioni. Una cifra di tutto rispetto per un complesso di abitazioni pubbliche, con fondi al piano terra, e che, a prescindere dai fenomeni di degrado, che andrebbero comunque scongiurati, di fatto lo pone fuori del mercato, tenuto conto anche della sua diversità rispetto agli immobili normalmente offerti in vendita, oltre che del fatto che non è finito."

"Sarebbe dunque poco comprensibile una eventuale decisione dell'amministrazione comunale di investire ulteriori somme di danaro pubblico, in un momento di gravi restrizioni della finanza locale, in quest'opera di così dubbia ricaduta pubblica, a fronte di ben altre esigenze generali. Per inciso, la stessa "piazza", per le scelte progettuali assunte, è ridotta ad una sorta di cortile interno di un condominio, sia pure potenzialmente prestigioso. La vendita a privati, se vogliamo triste conclusione di un intervento decisamente velleitario, risulta dunque una strada obbligata, con la speranza che un gruppo di "amatori" e dunque sicuramente composto anche da architetti offra una cifra adeguata al valore culturale da essi stessi riconosciuto."

Abstract da pisa.notizie.it del 20 ottobre 2010 - Arch. Riccardo Ciuti - Immagini archivio limen.org

"A un anno dalla proposta di acquisto fatta al Comune, i 18 privati abbandonano l'impresa: "Abbiamo presentato un'offerta in grado di riqualificare l'area senza un carattere speculativo, il rifiuto dell'Amministrazione non è stato sufficientemente motivato". Serfogli: "Erano strade non percorribili, avanti con la terza asta" Il Comitato "San Michele in piazza" si scioglie. Niente più ipotesi di acquisto e ristrutturazione della Mattonaia, sogno ormai lontano del gruppo di cittadini riunitisi apposta per questo scopo, che oggi, dopo quasi un anno dalla proposta ufficiale fatta al Comune, hanno deciso di abbandonare l'impresa. Il presidente del Comitato, Renato Papale, parla chiaro e accusa l'amministrazione di "non aver saputo dialogare ma solo tentennare, lasciando il complesso della Mattonaia senza una risposta definitiva".

"Dopo anni di degrado e abbandono dei locali - dice Riccardo Papale presidente del comitato di 18 cittadini, professionisti, avvocati, architetti - avevamo presentato un'offerta in grado di riqualificare l'area senza un carattere speculativo. La nostra proposta prevedeva il completamento dei ruderi esistenti sui lati nord e sud. La costruzione di un nuovo edificio lungo il lato est, in modo da ricucire la maglia urbana lacerata e ottenere una nuova piazza, per un totale di undici appartamenti e sette i fondi commerciali." La spesa per la ricostruzione della piazza sarebbe stata scomputata dal prezzo dell'acquisto per una cifra sui 600.000 euro."

"Infine, anche sulla realizzazione e l'utilizzo della piazza, Serfogli solleva alcuni problemi: "Solo in caso di opere a scomputo si può procedere all'appalto a un privato per la realizzazione di un'opera pubblica", e prosegue: "La concessione in uso della piazza per 30 anni senza pagamento di tassa per occupazione di suolo pubblico, anche se gli oneri di manutenzione ordinaria e straordinaria sarebbero stati a carico del comitato, si sarebbe configurata come una cessione gratuita in proprietà, quindi a nostro parere inopportuna". La nuova gara quindi rimane a oggi l'unica proposta dell'amministrazione: "Entro dicembre il consiglio comunale deciderà formalmente su questa possibilità - e conclude - l'intenzione è di vendere il blocco a un unico soggetto, senza snaturare l'impianto architettonico originario e le destinazioni."

Testo tratta da Redazione Pisanotizie - 20/10/10

 

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