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            nel qualunquismo della cultura (fiorentina)  
              
            Dopo 
i fasti del Trecento Firenze ha conosciuto un lungo declino; «oggi ha l' encefalogramma 
piatto». Lo ha detto il neo-direttore dei Musei Vaticani Antonio Paolucci, in 
un intervista rilasciata la quotidiano fiorentino La Nazione. Paolucci torna su 
di un tema che aveva già affrontato precedentemento in occasione della 
mostra sull' arte ai tempi di Dante presentata alla Galleria dell' Accademia di 
Firenze. Paolucci prende spunto dalla vivacità culturale, artistica ed economica del periodo indagato dall' esposizione (L' arte a Firenze 
nell' età di Dante 1250-1300, 1 giugno-29 agosto) per tracciare, sotto questi 
profili, un quadro storico della città fino ad oggi. «La storia di Firenze è un 
diagramma sempre in discesa - ha affermato Antonio Paolucci. Il picco è il 1338, perchè succede 'il 1929' del Trecento quando falliscono le grandi 
banche dei Bardi e dei Peruzzi. Dopo questo collasso finanziario, Firenze non 
toccherà mai più quel livello, di quando era la Wall Street del mondo. Poi - prosegue 
Paolucci nel suo excursus - comincia un declino intervallato da recuperi, anche 
notevoli, come l' età di Lorenzo il Magnifico, l' età del principe Cosimo, l' 
età dei Lorena.Ma sempre in un trend di sostanziale declino, anche se con dei 
picchi di ripresa». 
              
            Così 
succede nell' 800, negli anni di Firenze capitale, ha ricordato ancora Paolucci. 
«Nel ' 900 - continua ancora - i sussulti ed i recuperi si fanno sempre piu' piccoli, 
come negli anni ' 30 di Pavolini, negli anni ' 50 e ' 60 di La Pira. Ma sono sussulti 
cosi' piccoli che già a Bologna non si avvertono più». E ora? «Adesso è encefalogramma 
piatto - ha chiosato Paolucci - ma non mi chiedete come uscirne, non faccio politica» C'è 
un fatto che ha provocato questa morte cerebrale della città ? "Si, 
l'alluvione del 1966, fu uno tzunami per Firenze, ....l'alluvione ha fatto saltare 
un intero sistema , ha cancellato una città plurale, Fatta di arte, turismo, 
metalmeccanici, grandi assicurazioni, artigiani, musei e tantissime attività 
economiche. Dal 1966 in poi Firenze, diventa quella che i manuali di economia 
chiamano one company town. ...questa città si regge solo sull'essere una 
Rimini del Rinascimento" Cosa 
che però le ha portato ricchezza tanto da farne la città ideale 
dove vivere... 
            "L'unica 
              democrazia che esite sotto il cielo, oggi, è quella dei consumi 
              culturali. Nella Firenze di Pavolini 
              nel 1937, agli Uffizi entravano ogni anno 50 mila persone. Nel 2007 
              ne sono entrate un milione e mezzo, un aumento di 30 volte. Naturale 
            che produca ricchezza." 
            Cosa 
nonostante un declino lungo 7 secoli ci sarà qualche energia che cova sotto 
la cenere, che scalcia per emergere... "Ci 
sono potenzialità importanti, anche se ibernate,. C'è qualche industria 
di frontiera , come la El.En, che si colloca tra innovazione e sperimentazione. 
C'è l'Opificio delle Pietre Dure , il massimo al mondo per la scienza della 
Conservazione. E c'è la Soprintendenza al Polo Museale , la più 
efficente d'Italia, l'unica che può stare alla pari del Metropolitan di 
New York . I migliori soprintendenti d'Italia , studiosi dell'arte, anno a formarsi 
in via della Ninna. Poi ci sono gli istituti culturali e le università 
straniere..."  
            Intervista 
              di Pino di Blasio, La Nazione Firenze - 3/01/2009 - Tav. apertura 
            Arch. Domenico Fabbo 
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