| Palazzo 
              Formichini, stilemi del manierismo nella terra di Ugolino Grifoni  "Il 
              palazzo fu costruito nella prima metà del Cinquecento da 
              Filippo di Baccio d'Agnolo 
              su commissione di Messer Vittorio di Battista Buonaparte e di e 
              di sua moglie Antonia di Bindo Portigiani. In 
              quel periodo alcune famiglie nobili famiglie 
              sanminiatesi rinnovarono le loro dimore volendole più comode, 
              eleganti e fastose, in linea con il gusto e le caratteristiche dell'imperante 
              rinascimento fiorentino. E' da ritenere che dopo la conquista fiorentina 
              di San Miniato (1369) e la conseguente integrazione, compreso il 
              riconoscimento di "nobili" fiorentini" ai nobili 
              sanminiatesti, si sia reso opportunpo e forse necessario, per chi 
              voleva mantenere il suo rango nella capitale, adeguare a quella 
              società, anche con una confacente dimora, la propria immagine. 
              Cosi Giuliano e Filippo, due dei tre figli di Bartolomeo Baglioni 
              detto Baccio d'Agnolo (il terzo Domenico, operò nel periodo 
              a Lucca) furono chiamati a San Miniato dove fu loro commissionata 
              la costruzione di nuovi palazzi. Degni figli di tanto padre, addestrati 
              alla scuola poichè in un primo tempo avevano lavorato con 
              lui costruendo, in Firenze, splendidi edifici, anche a San Miniato 
              non si smentirono." 
 
 "A Giuliano, chiamato 
              da Mons. Ugolino Grifoni segretario di Cosimo de' Medici e gran 
              Maestro dei Cavalieri dell'Altopascio, fu affidata, nel 1525, la 
              costruzione di palazzo Grifoni (anche questo di proprietà, 
              oggi della Cassa di Risparmio) e, su commissione di Messer Niccolò 
              Ruffoli, quella dell'omonimo palazzo, in via IV novembre (attualmente 
              proprietà Piccolo); a Filippo, da parte dei Bonaparte, come 
              detto, quella del loro palazzo che poi per successione, pervenne 
              ai Morali, quindi ai Conti Ceuli di pisa, ai Bertacchi di Livorno 
              e successivamente, per compra vendita, ai Formichini ed infine alla 
              cassa di Risparmio nel 1953. La Cassa, nella sistemazione e nell'adattamento 
              del palazzo (che subito seguirono per rendere lo stesso ideoneo 
              alle nuove esigenze), ne rispettò con cura l'originalità. 
              La parte anteriore non ha subito trasformazioni ma solo consolidamentio 
              e restauri, quella posteriore (lato sud) ebbe alcune modifiche, 
              sia per la nuova funzionalità che per il consolidamento di 
              tutto insieme." "Intatta 
              fu lasciata la bella facciata che, nella pubblicazione curata all'epoca 
              dalla Cassa, è cosi descritta: "La facciata del palazzo 
              è formata da tre parti. Quella inferiore ha una grande porta 
              con arco a tutto sesto e con mostra esterna di pietra divisa in 
              grosse bugne. Tanto al lato destro che a quello sinistro delle porta 
              principale sono tre finestre delle quali due quadrangolari con mostra 
              di pietra e relative inferriate, ed una, la centrale, di forma rettangolare 
              con davanzale in pietra sorretto da due mensole ai lati e grambialetto 
              di pietra scolpita a mezzo rilievo, con cartella festonata. Sul 
              davanzale, inferriata a gabbia sormontata da cornicione su mensole 
              e, sopra il tutto, un vaso in pietra con ai lati due grandi cartigli 
              rampanti, pure in pietra. Questi due finestroni, di bellissimo effetto 
              architettonico, sono di epoca posteriore e forse aggiunti verso 
              la metà del Seicento." Testo 
              curato 
              dalla sede della Cassa di Risparmio di San Miniato 
              s.p.a. di Mario Caponi |