Conservazione Abbazia SS. Trinità di Saccargia - sec XII Codrongianos (SS) a cura di Giovannica Cosso
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Storia

La basilica della Santissima Trinità di Saccargia è una chiesa in stile romanico pisano

La chiesa della SS, Trinita e nella conca campestre di Saccargia, di estremo interesse monumentale e paesaggistico nonostante le recenti offese alla sua integrià ambientale. Nella derivazione dal latino sacraria, il toponimo rivela I'antica destinazione cultuale del sito in cui, secondo il Libellus Judicum Turritanorum, Costantino I de Lacon-Gunale giudice di Torres e la moglie Marcusa avrebbero istituito un monastero camaldolese e apprestato ingenti mezzi per la costruzione della chiesa, affidata a mastros pisanos e consacrata nel 1116. La fondazione dell'abbazia risale ad anni anteriori al 1112, quando il titolo sanctae Trinitatis de Saccaria e gia compreso fra i possessi sardi del S. Salvatore di Camaldoli. L'impianto e a croce commissa con aula mononavata; sul transetto si affacciano tre absidi, rivolte a nordest. La facciata e preceduta da un portico, mentre a settentrione si collocano il campanile e una sacrestia, comunicanti rispettivamente con l'aula e con la testata del transetto. Nel settore meridionale del- l'area si conservano consistenti ruderi del chiostro e del monastero (D. Scano 1907), leggibili a livello delle fondamenta e nei tratti ancora in piedi.

Sagrato

Nella chiesa si distinguono due fasi costruttive (R. Delogu 1953), in base alla diversita di paramento murario. All'impianto risalgono il transetto triabsidato con bracci voltati a crociera e buona parte dell'aula, coperta in legname. Ogni abside ha paramento liscio, in cui si apre una monofora assiale centinata a doppio strombo. L'opera pseudoisodoma, in cantonetti calcarei e basaltici sommariamente sbozzati, e propria delle maestranze pisane attive nel giudicato turritano alla fine dell'XI secolo. In seguito l'aula fu sopraelevata in corrispondenza della risega nel fianco sud e allungata verso occidente, ricevendo una nuova facciata, divisa in tre ordini. I due superiori sono a finta loggia di colonnine e arcatelle in- cludenti motivi geometrici a intarsio, quello inferiore ospita il portale, rinfiancato da semicolonne e dotato di architrave a timpano rialzato e arco di scarico a cunei bicolori. A questa seconda fase edilizia risalgono pure il portico.

Seconda fase

A questa seconda fase edilizia risalgono il portico con volte a crociera, la sacrestia con monofore archiacute e il campanile a canna quadrata. La regolare opera bicroma, a filari alternati di conci calcarei e basaltici, e sigla delle maestranze di formazione pisano-pistoiese, attive nella seconda meti del XII seeolo. Stessa collocazione cronologica si addice al ciclo di affreschi nell'abside mediana, di pittore tosco-laziale (R. Coroneo 1990). A partire dal 1894, la serie dei restauri comporto fra l'altro la rimozione dell'intonaco interno, listato in bianco e nero (D. Scano 1907) e probabilmente fedele alla situazione originaria. In particolare fra il 1903 e il 1906, "lavori di riattamento, piu che di restauro", compromisero la piena leggibilita del monumento, specialmente nel prospetto principale (demolito e rico- struito per intero) nella parte alta del campanile, dov'e difficile riconoscere gli elementi risarciti e quelli originali, senza il soccorso di occasionali documenti fotografici d'archivio (R. Delogu 1953).

Appunti di lettura
SS. Trinità di Saccargia

Fig. 1 - Chiesa della SS. Trinità di Saccargia. Vista principale del complesso basilicale romanico a 16 km da Sassari, tra Ploaghe e Codrongianus. La sua origine risale al 1116, anno in cui fu costruita per volontà del giudice di Torres, e fu affidata ai monaci Camaldolesi che là fondarono la loro abbazia. In seguito furono eseguiti, da architetti e maestranze pisani, lavori di ampliamento databili dal 1180 al 1120.

Fig. 2 - Chiesa della SS. Trinità di Saccargia. Veduta della parte nord-est con le tre absidi della pianta a 'Croce commissa' del complesso basilicale romanico.

Fig. 3 - Chiesa della SS. Trinità di Saccargia. Planimetria del complesso della Basilica della Santissima Trinità di Saccargia. La facciata e' preceduta da un portico (esonartece), mentre a settentrione si collocano il campanile e una sacrestia, comunicanti rispettivamente con l'aula e con la testata del transetto.

Fig. 4 - Chiesa della SS. Trinità di Saccargia. Planimetria delle trasformazioni principali che hanno interessato la basilica. 1) campanile. 2) cappella costruita a fine del sec XVII. 3) Atrio distrutto. 4) Muraglia costruita a difesa (databile inizi sec. XV).

Fig. 5 - Chiesa della SS. Trinità di Saccargia. Pianta della basilica; l'impianto a croce commissa con aula mononavata; sul transetto si affacciano tre absidi, rivolte a nord-est.

Fig. 6 - Chiesa della SS. Trinità di Saccargia. Sezione trasversale: la basilica presenta un transetto triabsidato con bracci voltati a crociera e buona parte dell'aula, coperta in legname.

Curatoria

Nella curatoria turritana di Figulina o di Ploaghe si trovava 1'abbazia della Santissima Trinità di Saccargia (sch, 4h), Il Libellustudicum Turritanorum attribuisce l'istituzione del monastero a Costantino I de Lacon-Gunale e alla moglie Marcusa"~, fissandola al 1115 e facendo riferimento allo Pseudocondaghe noto da un apografo seicentesco secondo cui la coppia giudicale, pernottando a Saccargia, ebbe la visione del luogo in cui, ad adempimento votivo, avrebbe fondato un monastero affiliato all'Ordine camaldolese e una chiesa in onore della SS, Trinita, edificata con il concorso di "maestri pisani" e consacrata il 5 ottobre 1116. Tuttavia gia in una bolla di papa Pasquale II, datata 4 novembre 1112, fra i possessi camaldolesi e compreso il monastero della SS, Trinita di Saccargia, che deve pertanto ritenersi fondato anteriormente a quella data, mentre la notizia dello Pseudocondaghe va riferita evidentemente alla consacrazione della chiesa, impiantata a croce commissa con tre absidi e aula mononavata.

2 fasi costruttive

Nel complesso si leggono due fasi costruttive, distinte da paramenti pseudoisodomi in cantonetti e dalla regolare opera bicroma, rispettivamente dovuti a maestranze pisane attive tra la fine dell'XI secolo e il 1116 (transetto triabsidato, aula per due terzi circa della lunghezza) e ad altre pisano-pistoiesi operose nella seconda meta del XII secolo (allungamento dell'aula verso occidente, facciata, portico, sacrestia, campanile e strutture monastiche).

Affreschi

Di particolare rilevanza il ciclo neotestamentario affrescato nell'abside (R. Coro- neo 1990), 1'unico integralmente conservato della Sardegna romanica, che dispone nel catino il Cristo in mandorla con serafini, angeli e arcangeli, nel semicilindro la Madonna orante fra gli apostoli (registro superiore), Scene della vita di Cristo (registro mediano) e un finto velario (registro inferiore), con bande decorative alla maniera tosco-laziale. La notevole fortuna critica del monumento non corrisponde all'effettivo valore di documento architettonico poiché la sua facies più caratteristica, a filari calcarei e basaltici alternati in bicromia, risulta da un'"integrale ricostruzione attuata non senza sostanziali innovazioni in occasione di recenti, malintesi restauri" (R. Delogu 1953).

Manomissioni

Sembrano risarcite fedelmente le ruote a giri concentrici di tarsie triangolari e le losanghe rincassate negli specchi del frontone, mentre si constatano: la demolizione integrale del portico, ricostruito riducendone l'altezza di circa 1 metro; l'interpolazione di una bifora nel primo ordine del frontone ( dov'era un oculo ) e di colonne a sostegno delle arcate mediane del portico, in origine su pilastri; il rinnovo dei bacini ceramici, perlopiù di invenzione; il rifacimento di capitelli, colonnine, ghiere scultoree, rispettivamente esemplati sull'unico originario oggi custodito all'interno della chiesa, sulle due in situ ai lati della croce del frontone, su un tratto a decoro zoomorfo dell'arcata mediana del portico. Lungo i terminali dei fianchi ( con monofore centinate a doppio strombo ), del frontone orientale ( con finestrella cruciforme come quello occidentale ) e l'abside mediana, gli archetti monolitici a filo sono di fattura moderna e non è possibile appurare se rispettano o meno la foggia degli originali

Impianto originario

All'impianto originario risalgono il transetto triabsidato con bracci voltati a crociera e buona parte dell'aula, coperta in legname. Ogni abside ha paramento liscio, in cui si apre una monofora assiale centinata a doppio strombo. L'opera pseudoisodoma, in cantonetti calcarei e basaltici sommariamente sbozzati, e propria delle maestranze pisane attive nel giudicato turritano alla fine dell'XI secolo. In seguito l'aula fu sopraelevata in corrispondenza della risega nel fianco sud (b) e allungata verso occidente, ricevendo una nuova facciata, divisa in tre ordini.

 

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