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Palagio | Chasa - A. Lapi
Cortile tardogotico | Firenze
Marzo 2008
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Opere incerte o perdute di Filippo Brunelleschi, il 'proto rinascimento' fiorentino

«I suoi capitelli a "foglie d'acqua" sono eseguiti nello stile della cerchia di Michelozzo e possono datarsi tra il 1415 agli anni '50 »

H. Saalman 1965

Nel 1834, in un’epoca di forte espansione e trasformazione di Firenze, veniva inaugurato nella centralissima via Calzaiuoli il “Bazar Bonajuti”, edificio interamente destinato al commercio, realizzato sull’esempio degli allora nascenti grandi magazzini europei, progettato e costruito dall’architetto Telemaco Bonajuti, figlio di Carlo, mercante fiorentino. Il Bazar fu realizzato destinando ad un unico uso l’intero isolato compreso fra via Calzaiuoli (allora via dei Pittori), sulla quale si affacciava l’ingresso principale, via del Corso, via dei Cerchi, via dei Tavolini."

"Il progetto consisteva nel valorizzare l’intero isolato, creando diversi percorsi possibili tra le botteghe che occupavano l’edificio e offrendo un punto di raccolta e di attrazione al flusso dei visitatori, costituito dalla navata centrale rettangolare coperta interamente da un tetto absidato a due spioventi realizzato in ferro e vetro. Questo grande spazio centrale, descritto dalle guide dell’epoca come “un gran piazzale coperto di cristalli”, era percorso sulle pareti da un ballatoio al quale si accedeva tramite due scale a ferro di cavallo. In questo magazzino, come in un bazar, si potevano trovare merci di tutti i tipi, dall’abbigliamento alla cancelleria, dai profumi alla tappezzeria. Nel 1887, i fratelli Papalini inaugurarono nel medesimo spazio il “Grande Emporio Duilio”, e dopo alcuni passaggi di proprietà ed un generoso ampliamento nel 1907, fu inaugurato il “Duilio 48?, formula commerciale che si protrasse per quasi tutto il secolo fino all’acquisto nel 1988 da parte della COIN, che ha condotto al recente recupero e ristrutturazione dei giorni nostri."

"Oggi il centro commerciale, che ha il suo ingresso principale in via Calzaiuoli, ma anche accessi nelle altre vie che circondano l’isolato, si estende per 2400 mq ed è diviso su tre piani. Al piano terreno è stata ricreata la “piazza” coperta che distribuisce e diventa punto di riferimento per i vari spazi laterali. La ristrutturazione è stata ettettuata con grande cura e attenzione, partendo dal recupero dalla copertura in vetro e acciaio, sostituita comunque da una struttura tecnologicamente avanzata, oscurata durante la gestione “Duilio 48? da un controsoffitto. La scelta dei progettisti è stata quella di integrare con un arredamento funzionale alle esigenze commerciali uno spazio storicamente rilevante, creato sulle basi dell’antica chiesa di San Bartolomeo, eretta nell’Xl secolo e ridotta ad uso secolare nel 1768, o il Palazzo di Apollonio Lapi in via del Corso, del quale sono ancora visibili due colonne ottagonali con capitello a foglie d’acqua, databili tra il 1415 e il 1450."

"Per ricreare l’effetto della piazza urbana, i progettisti hanno scelto di utilizzare diffusamente, per le pavimentazioni del magazzino, la pietra serena, in continuità con la tipica pavimentazione per esterni riscontrabile nelle vie adiacenti. Vi sono all’interno dell’edificio molteplici esempi di pavimentazione, con finiture diverse, dalla lastra levigata e posata a 45 gradi, alla lastra scabra utilizzata per creare disegni di pavimentazione nella zona della “piazza” dove si trova l’ascensore panoramico. Vi sono poi alcuni interventi particolari che riguardano la realizzazione dei collegamenti verticali. Il primo è costituito dalla scala principale di accesso ai vari piani, gli altri, diffusi nei vari ambienti, meno appariscenti, ma curati nei dettagli e nella realizzazione. La scala centrale è costituita da una struttura in acciaio realizzata con travi IPE di diverse dimensioni e protetta da una ringhiera, sempre in profilati di acciaio, che sorregge il corrimano. I gradini sono realizzati da lastre di pietra serena, scabre e quindi antiscivolo, di spessore di circa 7 centimetri, In questo caso la scala, grazie alla struttura portante, rende l’intorno trasparente e permeabile allo sguardo. L’immagine complessiva è certamente “contemporanea”, ma il calore e la forza della pietra contribuiscono ad integrare questo elemento con l’intero ambiente. Per superare un piccolo dislivello nella zona che conduce agli uffici, è stata realizzata una scala composta da tre gradini, anch’essa in pietra serena. Significativo in questo caso il tipo di lavorazione del gradino curvo, che raccorda la zona di accesso con le pareti verticali. Realizzato da un unico blocco di materiale lapideo ha richiesto certamente un’attenta lavorazione per ottenere l’effetto architettonico voluto dal progettista."

 

Prof. Arch. Franco Montanari - in "Materia della città" - settembre 2006.

 

     
Archeologia urbana - Firenze
     
     
     
     
     
   

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